La democrazia ateniese

di Claudia Pepe

Cittadini Consapevoli-AB OVO

CONOSCERE- Partiamo dalle origini, la parola DEMOCRAZIA nasce dall’unione di due parole greche: demos – popolo e kratos – comando, descrive una forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sovranità attraverso rappresentanze elettive e che garantisce ad ogni cittadino la partecipazione politica su base di uguaglianza.

Ci troviamo nel VI secolo a.C. ad Atene, quella che per noi è stata la polis per eccellenza. Ma cosa era la polis, semplicemente un modello di città-stato? In realtà era un vero e proprio sistema di vita.

Per gli ateniesi, la maggior gloria e virtù consisteva nella loro appartenenza alla città, per cui sacrificare averi, famiglia e addirittura la vita (cfr Orazione sui primi morti della guerra del Peloponneso di Tucidide 431 a.C.), non c’era distinzione tra vita privata e pubblica, tutti gli interessi gravitavano intorno alla polis: arte, religione, riti e cerimonie.

Per mantenere e far fiorire questa armonia della vita in comune era fondamentale partecipare anche alle questioni politiche. La nuova idea di legge “nomos”, non viene più dall’alto, dai palazzi del potere, ma viene discussa, criticata e confrontata pubblicamente nella piazza, l’ “agorà”.

Le basi della democrazia ateniese risalgono al 510 a.C. con Clistene, che suddivise il potere tra l’Assemblea popolare o “Ekklesia”, aperta a tutti i cittadini maschi e liberi, maggiori di venti anni che si riunivano dieci volte l’anno per discutere dell’attività esecutiva nonché emanare le leggi; tutti avevano diritto di parola e le decisioni erano prese a maggioranza ed il Consiglio dei Cinquecento o “bulé” che esercitava la vera attività di governo con una rotazione delle cariche, una commissione limitata di cinquanta membri scelti all’interno di ognuna delle dieci tribù ateniesi; spettava a loro approvare, modificare o respingere le proposte legislative dell’assemblea oltre al far imprigionare i cittadini o condannarli a morte, controllare le finanze e le tasse, le flotte e gli arsenali. Poteva tra l’altro dichiarare guerra e stipulare trattati di pace o alleanze. Il tutto, comunque, con l’approvazione dell’Assemblea.

Molto importanti erano le Corti, ovvero ampie giurie popolari, con il compito di giudicare in sede civile e penale, potevano raggiungere i cinquecento membri, nominati dai Demi (le circoscrizioni ateniesi), si riunivano per votare la colpevolezza e l’eventuale pena, senza possibilità di appello. Le Corti assicuravano il controllo popolare sui magistrati e sulle leggi.

Vi era anche un corpo di magistrati ateniesi, scelti per elezione diretta e rieleggibili: i dieci Strateghi. Tra questi, ci sarà Pericle, un altro padre della democrazia ateniese.

Riassumendo, l’assetto politico-amministrativo di Atene si fondava sulla partecipazione popolare a tutte le istituzioni, l’Assemblea, il Consiglio ed i tribunali. Tutti gli organi rappresentavano la volontà popolare, rendendo Atene un esempio di democrazia diretta e partecipativa.

Il sogno della polis verrà trattato, criticato, approfondito, idealizzato ed analizzato da grandi personalità greche, tra cui Socrate, Platone ed Aristotele. Gli ideali di libertà, anche se ancora lontani da quelli a cui siamo abituati, appartenenza e partecipazione, finiranno con il passaggio dalla polis alla cosmo-polis a seguito della battaglia di Cheronea del 338 a.C., con la sconfitta dei greci, per mano dei macedoni guidati da Alessandro Magno.

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